EXCURSUS NELLA DANZA CONTEMPORANEA (1)
Una domanda che mi sento rivolgere frequentemente è: “Cos’è la danza contemporanea?“. Alcuni la confondono con la modern dance, altri con il teatro-danza, altri ancora la identificano con la ricerca di Martha Graham. Il resto è avvolto nella nebbia.
Mi piacerebbe approfittare di questo spazio per cercare di offrire un piccolo contributo al diradarsi di questa coltre nebulosa, apportando un po’ di chiarezza e di informazioni. Nel farlo seguirò l’ordine cronologico degli eventi, dunque sembrerebbe inevitabile inserire qui la ricerca di Isadora Duncan; tuttavia, ritengo necessario precisare come l’esperienza rivoluzionaria della sorprendente danzatrice autodidatta vada contestualizzata all’interno delle avanguardie artistiche e letterarie coeve, e considerata parallelamente alle innovazioni sperimentate (con enorme coraggio) dai Balletti Russi di Sergej Diaghilev, in primis dal danzatore e coreografo Vaslav Nijinskij.
Proprio con lui cominceremo.
Vaslav Nijinskij nacque il 12 marzo 1888 a Kiev, secondogenito dei danzatori Tomasz Nijinskij ed Eleonora Bereda, e la sua infanzia si apre con un evento curioso e sorprendente: all’età di tre anni, Vaslav – solo in casa – venne attirato dal suono di un organetto che proveniva dalla strada, si affacciò dalla finestra dell’abitazione (al terzo piano del palazzo) e si sporse verso la fonte del suono, fino cadere oltre la finestra. Rimase impigliato ad una ringhiera, alla quale rimase avvinghiato, fino a che il padre non riuscì a raggiungerlo e salvarlo. Secondo la studiosa Anna Maria Turi, questo evento fu estremamente significativo per il giovanissimo Vaslav: così scoprì (intuitivamente, attraverso il corpo) i meccanismi dell’equilibrio, della sospensione e della resistenza alla forza di gravità.
Proprio in virtù di questa esperienza, probabilmente, nel 1898 riuscì a stupire con un “salto fenomenale” la Commissione d’esame della Scuola Imperiale di Danza a Pietroburgo, ed essere così ammesso ai corsi.
Da quel momento in poi, Vaslav alterna una carriera brillante con un’ardua vita familiare: il fratello maggiore (Stanislaw) è affetto da disabilità mentale, le condizioni economiche familiari erano tutt’altro che favorevoli e questo lo induce (come egli stesso testimonia nei suoi Diari) ad assecondare le proposte dei mecenati dell’arte e del balletto. “Non avevo più di ventun anni. Ero giovane, per questo sbagliavo. […] Non amavo Diaghilev, ma stavo con lui. […] Io ero povero. Guadagnavo sessantacinque rubli al mese. Sessantacinque rubli al mese non mi bastavano per mantenere me stesso e mia madre. […] Conobbi il principe Pavel L’vov, che mi presentò un Conte Polacco. […] Io non lo amavo. Amavo il Principe Pavel, non il Conte. Al telefono L’vov mi presentò Diaghilev. […] Tremavo come una foglia. Lo odiavo, ma fingevo, perché sapevo che altrimenti io e mia madre saremmo morti di fame”1.
L’opera che rese famoso, fino ai nostri giorni, il giovane Vaslav fu L’après-midi d’un faune: nel 1912, all’età di 23 anni, Nijinskij si vede affidata la realizzazione della coreografia di uno degli spettacoli dei Balletti Russi di Serghej Diaghilev, la cui ispirazione è fornita dal Prelude à l’Après-midi d’un faune del celebre compositore Debussy. La nota curiosa è che Debussy si trovò a costituire il ponte tra la coreografia di Nijinskij e la poesia di Mallarmè che porta lo stesso titolo: L’après-midi d’un faune. Nijinskij, che non aveva mai letto i versi del poeta francese, attraverso le note composte da Debussy riuscì ad immaginare e comporre sulla scena l’ambientazione esatta del poema di Mallarmè.
” Svola –
Sì chiaro – il lieve incarnato nell’aria
Rappresa in sonni folti.
Un sogno amavo?
Il mio dubbio, massa di notte antica,
Termina in più d’un rametto che, quale
I veri boschi rimasto, ahimè!prova
Che tutto solo quella colpa ideale
Di rose mi concedevo in trionfo.
[…]”2.
Tanto il Fauno di Mallarmè quanto quello di Nijinskij hanno sognato: le sette ninfe sembrano essere creature evanescenti, grazie alle loro continue entrate e uscite di scena. Inoltre, entrambi gli artisti captano alcuni elementi fondamentali delle innovazioni pittoriche loro contemporanee (o quasi). Come nota Gianfranco Contini, l’innovazione sintattica di Mallarmè avviene parallelamente a quella della sintassi cromatica dei pittori impressionisti, caratteristica rintracciabile anche nella coreografia di Vaslav Nijinskij: il lessico (linguistico, cromatico, coreutico) rimane quasi invariato, mentre la composizione della frase (la sintassi) muta con forza, quasi brutale, rispetto ai canoni dell’arte classica.
Vi lascio, per il momento, con queste riflessioni promettendo una seconda parte dedicata alle innovazioni di Vaslav Nijinskij. Intanto, per i curiosi, mi permetto di consigliare la lettura dei Diari di Vaslav Nijinskij edizioni Adelphi, e del saggio di Anna Maria Turi Lo spettro della rosa.
Fonti Bibliografiche:
- Vaslav Nijinskij Diari Adelphi
- Il pomeriggio del fauno (trad. it. di Alessandro Parronchi)