Dove ha inizio la linea di demarcazione che segna il passaggio dalla danza accademica a qualcosa di piú moderno? La risposta non puó certamente essere circoscritta ad un solo esempio, trattandosi di un processo complicato e strutturato, ma con sicurezza si puó identificare in Isadora Duncan una delle personalitá chiave di questa evoluzione. La Duncan, nata a San Francisco nel 1877, è stata a tutti gli effetti una pioniera in grado di segnare il passo verso nuove strade da percorre per esplorare tutte le possibilitá di movimento del corpo. Non solo il balletto, ma anche la danza moderna, dunque, devono molto alla sua ricerca.
Era figlia di immigrati scozzesi e irlandesi e ricevette fin da piccola, nonostante le condizioni economiche ristrette in cui versava la famiglia, una buona educazione musicale. Si avvicinó presto allo studio della danza classica, che peró incontró subito troppo rigida e categorica per la propria indole. Alla ricerca di nuovi metodi di espressione, cominció a seguire, verso gli ultimi anni del XIX, una filosofia di movimento volta ai principi di libertá e armonia del corpo, molto lontana dal rigore formale del balletto classico. Questo metodo si concretizzava in programmi che presero il nome di The Dance and Philosophy e che venivano rappresentati a New York, dove tuttavia non riscosse il successo sperato.
Fu questo il motivo che la spinse a trasferirsi in Europa. Nel vecchio continente la Duncan incontro artisti ed intellettuali di grande valore, come il pittore Charles Halle ed il critico John Fuller. Fu proprio quest’ultimo ad introdurla allo studio dell’arte statuaria greca, del rinascimento e della musica sinfonica. Inizió anche a sperimentare nuove tipologie di danza sulle musiche di contemporanei come Chopin e Beethoven. Infine, il grande complemento alla sua formazione poetica fu dato – come ella stessa dichiarerá piú tardi – dallo studio della filosofia di Nietzsche.
Dal grande filoso Isadora Duncan trasse insegnamenti preziosi e soprattutto nuovi modi di considerare il repertorio classico. Classico, per lei, non sottintendeva piú il balletto accademico, bensi una dimensione molto piú antica: la classicità antica dei greci e dei latini. In un celeberrimo discorso scritto a Berlino nel 1903, la danzatrice non lasciava spazio ad alcun dubbio: “La danza del futuro dovrà ritornare a essere una sublime arte religiosa, com’era presso i Greci. L’arte che non è religiosa non è arte, ma pura merce”.
La sua nuova visione identificava la sorgente del movimento al centro del torso, nel plesso solare, e concepiva esclusivamente un’espressione libera e gioiosa del corpo. Il balletto classico era visto come troppo soffocante, innaturale e manierista.
Nonostante una dura serie di lutti personali – tra cui la morte dei due figli – la Duncan riuscì ad imporre il suo approccio al grande pubblico nonostante lo scetticismo dei critici, in particolare americani, che non concepivano la possibilitá che una ballerina interpretasse la musica sulla quale danzava. La sua carriera decolló attorno al 1909 e divenne conosciuta a livello mondiale. Purtroppo, fu stroncata da un tragico incidente avvenuto nel 1927: viaggiando in auto con un suo amante rimase strangolata dalla sciarpa che indossava, che si impigliò nelle ruote.
Isadora Duncan, dunque, non fu soltanto una grande danzatrice, ma anche una donna di cultura, che non accettava le imposizioni accademiche e che reclamava una maggiore dignitá per il ruolo dell’individuo all’interno della danza. Fu la prima ballerina a concepire una filosofia moderna della danza, inserendo quest’ultima nel novero delle arti maggiori (come la pittura, la musica e l’architettura) e, soprattutto, spinse ad abbandonare scenari e costumi sfarzosi ed ingombranti: guardare un danzatore mentre danza – diceva – é giá abbastanza.