Il desiderio di Walt Disney era coniugare immagini e musica: Fantasia per la prima volta ribalta il rapporto standard fra le due arti e mette le immagini a servizio della musica, completandola.
Negli anni ’40 il tentativo del magnate dei cartoons risultava però azzardato. Non tutti i cinema erano pronti a riprodurre una pellicola di questo tipo, che usava le immagini in maniera tanto avanguardista, anche per questioni tecniche, oltre a prevedere una produzione assolutamente costosa per il film.
Walt Disney aveva in ogni caso a cuore questo film: lo considerava molto più importante di un normale film d’animazione.
Purtroppo però la Disney non riuscì completamente nel suo intento, e la limitata distribuzione produsse una serie di critiche contrastanti che non poterono dare al film la diffusione che avrebbe meritato: ai primi elogi succedettero ben presto alcune opinioni aspre, in special modo dagli amatori della musica classica.
Una delle parti meno amate era la versione della Sesta Sinfonia Beethoven, che collegava l’opera tedesca a un’immagine della mitologia classica.
In ogni caso, nonostante le difficoltà, i tagli e le modifiche successiva, Fantasia resta un capolavoro indiscutibile del cinema d’animazione e si può affermare certamente che, nel lungo periodo, fu un successo per la cultura cinematrofica.
Indispensabile fu, al fianco di Walt Disney, il direttore d’orchestra Leopold Stokowski che mise assieme per l’occasione un orchestra con alcuni dei migliori talenti americani del periodo.
Tutto ebbe inizio da uno degli episodi più rappresentativi: “L’apprendista stregone“. Doveva essere un cortometraggio a sé stante, ma diede il via all’intera opera di Fantasia. Gli animatori curarono meticolosamente il corto, utilizzando tecniche rivoluzionarie per il periodo – e molto costose, e la produzione fu così efficace da spingere Disney a elaborare un intero lungometraggio composto da vari episodi prodotti allo stesso modo.
Non tutti i momenti della pellicola sono animazioni – il film inizia con un brano di Bach, in cui l’immagine dell’orchestra e montata su un gioco di sfumature cromatiche.
Troviamo poi le famose fate ballerine sui movimenti dello Schiaccianoci di Tchaikovsky, abbinate al cambio delle stagioni. È il trionfo della natura, vista in una chiave piuttosto romantica, che intreccia danze di pesci, fiori, piante e foglie.
Famosissima è anche la rappresentazione della Sagra della Primavera, forse la sequenza più suggestiva e toccante che ripercorre le età antiche del nostro pianeta dalla creazione fino all’estinzione dei grandi rettili.
L’altro momento culminante, che come si è detto suscitò al tempo della distribuzione moltissime critiche, è la Sesta Sinfonia di Beethoven, a cui si affiancano danze e balli di una moltitudine di creature mitologiche classiche, arrestate improvvisamente dall’intervento divino di Zeus che, dall’Olimpo, scaglia i suoi fulmini e sgomenta i presenti.
L’ultima bellissima sequenza accompagna un Ave Maria di Schubert: fu una delle parti più difficoltose nella realizzazione e fu quasi completamente rifatta in sede di produzione.
L’immagine dell’aurora con cui si conclude la pellicola è anche quella con cui si conclude, piena di speranza e armonia, una delle più complesse e imprevedibili opere di Walt Disney.