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Cosa è la DanceAbility 2

DANCEABILITY®: UN APPARENTE OSSIMORO (Seconda Parte)

Gli elementi su cui si fonda la DanceAbility® sono: sensazione, relazione, tempo e design.
Nell’articolo precedente abbiamo indicato le caratteristiche della sensazione, qui passeremo in rassegna i restanti tre.

Alla base della relazione c’è la comprensione del meccanismo di causa-effetto, ovvero di azione-risposta: si tratta della reazione individuale ad uno stimolo esterno. Ogni esercizio della DanceAbility® è volto a rinforzare la consapevolezza e la comprensione del meccanismo di causalità.

Stage di danceability
Danceability per tutti

Quando usiamo la parola comprensione in DanceAbility® non intendiamo una comprensione di tipo mentale o intellettuale, ma ciò che Alito Alessi indica come “intelligenza sociale”. Non è importante capire le proposte che vengono spiegate, ma ascoltare lo spazio in modo intuitivo: per questo la DanceAbility® è accessibile a chiunque, a prescindere dalle condizioni di ogni individuo.

Con tempo si intende la consapevolezza dei ritmi interni ed esterni al corpo, per questo – specialmente durante le lezioni per i bambini – è fortemente raccomandato l’uso di strumenti musicali semplici, da mettere a disposizione di tutti i bambini partecipanti.
A questo proposito, è bene ricordare che le fasce d’età maggiormente indicate per costruire gruppi per lezioni o laboratori di DanceAbility® sono quella tra i 3 e i 5 anni, quindi quella dai 6 agli 11 anni, infine quella dai 12 anni in su. Tuttavia è possibile, come alcuni insegnanti di DanceAbility® stanno facendo anche in Italia integrare fasce d’età diverse, ad esempio, elaborando laboratori dedicati alle relazioni tra genitori e figli (un esempio interessante è costituito dalle esperienze di Contact Family del danzatore, coreografo e Certified DanceAbility® Teacher Marco Ubaldi).

Il design, forse è uno degli elementi più complessi, l’ultimo che viene affrontato durante la formazione per insegnanti, consiste nella consapevolezza spaziale – architettonica si potrebbe dire – che permette di costruire disegni, sculture, fotografie, installazioni (che dir si voglia) nello spazio con il proprio corpo. Si potrebbe accostare a ciò che nella cultura e nell’arte giapponese viene chiamato Ikebana, cioè composizione.
Attraverso il metodo DanceAbility® si possono costruire lezioni, laboratori, ma anche spettacoli, performances (o meglio informances), street parades.

Le informances, secondo la definizione di Alito Alessi, costituiscono il “volantinaggio della DanceAbility®” e vi partecipano anche danzatori non professionisti. Al contrario, agli spettacoli realizzati in teatro prendono parte quasi esclusivamente danzatori professionisti (abili e disabili) che lavorano per compagnie DanceAbility®, come quella fondata dallo stesso Alito Alessi nei primi anni ’80: Joint Forces Dance Company.

È importante questa distinzione di ruoli al fine di ribadire che, nonostante la DanceAbility® abbia un innegabile valore sociale e morale, si tratta – ad ogni modo – di danza a tutti gli effetti e non di assistenzialismo o babysitting: è una tecnica di danza (esattamente come il Cunningham) o la contact improvisation) con un proprio codice coreutico; è una via verso l’improvvisazione e la composizione, una via molto precisa allo stesso modo della danza Butoh o delle strutture improvvisative proposte da Julyen? Hamilton.

In conclusione di questo secondo excursus sulla DanceAbility® è importante un’ulteriore precisazione: la distinzione tra DanceAbility® e Mixability o Mixabilità.
La DanceAbility®, come precisa Alito Alessi, è “una lezione di danza per tutte le persone”; la Mixability vede al suo interno danzatori abili insieme a danzatori con una specifica disabilità. Sebbene Alessi raccomandi di privilegiare il più possibile la DanceAbility®, evidenzia come la Mixability possa costituire un’utile soluzione agli impedimenti (ad esempio architettonici) che si presentano immancabilmente qualora si cerchi un luogo adeguato per condurre un laboratorio di DanceAbility®. A questo proposito, secondo il parere di Alessi, la prima cosa da fare è tentare di adattare il più possibile lo spazio (ad esempio costruendo delle pedane casalinghe, e supportando – anche fisicamente – le persone con disabilità nella deambulazione), oltre ad informare preventivamente gli eventuali partecipanti in modo che ognuno sia libero di scegliere (ricordiamo che la libertà di scelta è uno dei principi fondamentali della filosofia su cui si fonda la DanceAbility®, accompagnato dal principio – apparentemente suo contrario – secondo cui nessuno dei partecipanti può accedere a luoghi – ad esempio salire in piedi su una sedia – che non sono accessibili per tutti i partecipanti). Qualora queste due precauzioni non si rivelassero sufficienti, allora (ma solo allora!) è possibile ricorrere alla Mixability piuttosto che rinunciare del tutto.

Cosa è la DanceAbility 2 Aggiornato: 2016-02-12T10:01:27+01:00 da luca

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