Merce Cunningham, (1919 – 2009) non ha bisogno di troppe presentazioni. Il nome del danzatore e coreografo statunitense ha infatti praticamente costituito una linea di demarcazione nel XX secolo, dopo la quale nulla nella danza è restato uguale: ha saputo innovare non solo la forma ma il concetto stesso di danza, di ballo e di movimento. Anzi, non è esagerato affermare che Cunningham ha praticamente creato la danza moderna.
Quello che è meno noto o che si tende più spesso a dimenticare, però, è che le cose sarebbero state molto diverse se fosse mancata la collaborazione strettissima con un altro grande nome del Novecento nordamericano: John Cage (1912 – 1992). Cage ha infatti rappresentato per la musica moderna ciò che Cunningham ha rappresentato per la danza ed è proprio grazie allo stretto rapporto artistico e personale fra i due che queste due dimensioni sono riuscite a rinnovarsi a vicenda in modo così radicale.
Il loro sodalizio ebbe inizio nel negli anni Quaranta, in un periodo di trasformazione nella storia degli Stati Uniti: grande prosperità economica ma anche continui rivolgimenti politici stimolarono la nascita di correnti culturali innovative, destinate a cambiare la storia dell’arte moderna in tutto l’Occidente. Era la cosiddetta avanguardia americana. In questo periodo si concentrarono personalità personalità del calibro di Jackson Pollock, Andy Wharol, Roy Lichtenstein: nascevano la pop-art, il minimalismo e l’arte concettuale.
Cunningham e Cage riuscirono a tradurre questa profonda riflessione nei propri ambiti di lavoro: rifiutando i formalismi ereditati dagli anni precedenti, capirono che la musica e la danza potevano venirsi incontro vicendevolmente, senza che l’una prevalesse sull’altra, anzi garantendo ad entrambe un’indipendenza mai sperimentata prima. Va però osservato che fu in effetti Cage che, riconoscendo un grande talento nel giovane Merce Cunningham dopo il loro primo incontro (1938), incoraggiò e rese possibile il successo di Cunningham, convincendolo anche a dedicarsi totalmente alla propria carriera indipendente. La relazione fra i due fu così serrata che nel 1953, quando Cunningham diede vita alla propria compagnia di danza, Cage ne divenne il direttore, occupandosi di scriverne la musica.
Col passare del tempo le loro poetiche artistiche finirono per coincidere ed entrare in simbiosi, trovando dei punti di riferimento comuni: l’arte di Duchamp, Rauschemberg e Johns, le intuizioni filosofiche di McLuhan, l’interpretazione buddhista e taoista della vita.
Ecco allora che il loro lavoro si muove attorno all’idea di spazio e di tempo – musicale e coreografico – e gioca con le alternanze fra mobilità ed immobilità. L’obiettivo è di costituire una forma di danza che non serva a comunicare nulla se non sé stessa: un procedimento concettuale analogo a quello che Duchamp fece col più famoso ready-made, e che fu definito da Marshall McLuhan attraverso la celebre constatazione per cui “il medium è il messaggio”.
Nel caso di Cunningham e Cage, ciò significa che il movimento del corpo, la sua forma, la sua qualità, la partitura musicale e ritmica costituiscono la sostanza stessa della danza e non la rappresentazione di qualcos’altro. È noto che in un certo periodo della sua carriera Cunningham compose le sue coreografie avvalendosi dell’I Ching, l’antico metodo divinatorio alla base del taoismo otalmente basato sulla casualità: questo ad affermare come, nella loro visione avanguardista, la danza non dovesse descrivere ma semplicemente “avvenire”.