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Mimo, pantomima e la recitazione non verbale

Per trasmettere un messaggio, comunicare un’emozione o raccontare una storia, le parole non sono l’unico strumento che abbiamo a disposizione. Oltre il parlato, c’è tutto un mondo di gesti ed espressioni che ci mettono in contatto gli altri, come il mimo e la pantomima.

Il mimo è costituito esclusivamente dalla gestualità e non contempla l’uso di alcun tipo di parola o suono. Il termine mimo deriva da “mimus” e sta ad indicare l’imitazione della vita reale, nonché la persona che mette in scena questo tipo di rappresentazione.

Non si può stabilire con esattezza quando sia nato il mimo, ma si può affermare con certezza che si sia sviluppato in Grecia, per poi diffondersi anche a Roma, soppiantando il genere tragico intorno al II secolo a.C..
Nell’età ellenistica questo genere teatrale prese piede in modo consistente, tanto che comparvero gli aytokàbdaloi, compagnie teatrali di improvvisatori che mettevano in scena il mimo. In questo periodo le parti femminili venivano interpretate dalle donne, chiamate mimae, al fine di conferire il massimo del realismo alla rappresentazione.

Oltre al mimo classico, in territorio ionico si sviluppò la mimodia che consisteva in una rappresentazione cantata e danzata.

marceau

La pantomima è anch’essa una rappresentazione scenica muta, costituita dall’azione mimica, dall’espressione del viso e dai movimenti del corpo ma, a differenza del mimo, può essere accompagnata da musica, suoni e voci fuori campo e racconta una storia. Si è sviluppata nell’antica Grecia, è poi arrivata a Roma a partire dal I secolo a.C. ed è tuttora praticata, soprattutto in Inghilterra e in Francia.

Dalla fine del Seicento nacquero diverse forme di spettacoli ispirati alla pantomima, come la Commedia dell’arte, le Arlequinades inglesi e il Théâtre des Funanboles, per citarne alcuni.
Vi è anche la pantomima di figura che è costituita da coppie di teatranti (mimo e maschera) e da una base musicale.

Gli attori che praticano mimo e pantomima solitamente indossano una tuta aderente, sono molto truccati in viso e creano spazi immaginari in cui si muovono.
Queste due discipline sono efficaci e utili nella comunicazione con persone affette da sordità e possono anche essere utilizzate a supporto dell’attività motoria.

Chi impara l’arte del mimo è molto più consapevole delle infinite potenzialità di cui il corpo umano è dotato ed è in grado di sfruttarle al meglio, al fine di trasmettere emozioni e stati d’animo, senza avvalersi dell’uso della parola. Non per nulla attualmente quella del mimo è considerata una forma artistica tra le più difficile da apprendere nelle scuole di recitazione o di teatro di tutto il mondo, e può costituire la base su cui impostare .

Il mimo, così come la pantomima, annullano il divario che si viene a creare fra gli essere umani a causa della diversità di lingua, perché utilizzano linguaggi universalmente comprensibili.

Mimo, pantomima e la recitazione non verbale Aggiornato: 2015-09-28T18:16:56+02:00 da luca

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