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Kurt Jooss, tra danza e coreografia

Qualsiasi appassionato dell’arte della danza ha sentito nominare almeno una volta Kurt Jooss, il ballerino e coreografo tedesco che ha avuto il merito, nel corso della sua carriera, di superare quello che ai puristi e ai classicisti era sempre sembrato un divario incolmabile: quello tra la danza accademica e la danza libera. Jooss nacque a Wasseralfinge, oggi uno degli otto comuni afferenti alla città di Alen, in Germania, nella regione di Baden-Württemberg, il 12 gennaio del 1901, per lasciarci il 22 maggio 1979 nella città di Heilbronn.

Kurt Jooss con Pina Bausch
Kurt Jooss con Pina Bausch

In concerto con Sigurd Leeder fondò e diresse il Folkwang Hochschule, una scuola superiore ad indirizzo artistico situata nella città di Essen, in Renania, oggi particolarmente rinomata ed il cui valore è internazionalmente riconosciuto. Con Leeder perfezionò la tecnica nota ancora oggi come Jooss-Leeder; importanti anche le collaborazioni con Hans Züllig e Jean Cébron. Jooss è noto, oltre che per il suo impegno sul versante artistico, anche per l’impegno sociale e politico. Non secondario rispetto all’importanza della sua opera è l’episodio in cui preferì l’esilio all’ordine di matrice nazista che lo invitava ad espellere dalla propria compagnia i ballerini di famiglia ebraica.

Figlio d’arte, la madre era infatti una cantante, si appassiona alla musica con la conseguente decisione di frequentare il conservatorio di Stoccarda. Nella stessa città segue lezioni di recitazione presso la scuola di Remolt-Jessen. Si riconosce come suo capolavoro l’opera “Il tavolo verde”, un lavoro le cui atmosfere assumono connotazioni tipiche dell’epica, ma ricordiamo anche “Ballade”, “The Mirror” e “Johan Strauss Tonight!”, del ’35, oltre a “Seven Heroes” del ’37 e “A Spring Tale” e “Chronica” del ’39 e “Company at the Manor” del 1943. Al 1962 risalgono “Die Fenn Konigin” e “Castor und Pollux”. “Dido un Aeneas”, infine, è del ’66.

jooss

L’uomo di spettacolo amava definirsi un “esistenzialista” nella misura in cui assumeva ad oggetto della propria analisi, operata per mezzo del metodo artistico, sentimenti ed emozioni dell’animo umano. Determinante, nella sua danza, è un atteggiamento definibile come “teatralità”: una voluta esagerazione dei movimenti volta a calcare l’intensità delle sensazioni che, come metafore, incarnano. Jooss non rifugge l’importanza dell’impostazione accademica ma ne ridimensiona la funzione, collocandola alla base di un espressionismo votato più al contenuto, al messaggio da suggerire al pubblico, che alla forma per mezzo della quale questo viene narrato.

Kurt Jooss, tra danza e coreografia Aggiornato: 2014-12-18T13:31:46+01:00 da luca

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