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Breve storia della danza contemporanea in Italia

Le innovazioni portate al linguaggio coreutico e coreografico dalla danza moderna fino alla fine dell’Ottocento hanno contribuito, in maniera decisiva, al giro di boa della ricerca artistica in questo campo, aprendo la strada alla vera e propria esperienza contemporanea.
Sebbene sia difficile, se non irragionevole, cercare di trovare un punto di partenza della danza contemporanea, non è azzardato ipotizzare che le avanguardie europee del primo ventennio del Novecento abbiano avuto un ruolo chiave nel definire i possibili percorsi di ricerca futuri sulla base di quelli passati. È però solo nel dopoguerra che questi percorsi verranno presi sensibilmente in considerazione da quei coreografi che, imparata la lezione delle avanguardie, diventano abbastanza maturi e consapevoli da riuscire a metterla in pratica.

La danza contemporanea, quindi, raccoglie la rivoluzione iniziata dalla danza moderna a favore di nuove modalità di espressione. L’obiettivo di questi nuovi percorsi diventa sempre più la liberazione dal formalismo e dalla regola: i canoni classici e soprattutto romantici tipici del balletto vanno abbandonati per riacquistare l’immediatezza comunicativa di una danza autonoma e libera.

È noto che i principali luoghi di ricerca del contemporaneo erano l’Europa e gli Stati Uniti dell’immediato dopoguerra. Anche l’Italia, però, ha saputo segnare un proprio tracciato e creare un linguaggio autonomo nella danza contemporanea, sebbene con qualche ritardo e con difficoltà che, purtroppo, ancora oggi si possono ben delineare.

Elsa-Piperno

Nella penisola, infatti, la danza contemporanea si forma soprattutto a cavallo gra gli anni ’70 e ’80, in particolare grazie ai lavori di Anna Sagna e Elsa Piperno. La prima, attiva a Torino, fonda il Gruppo di Danza Contemporanea Bella Hutter nel 1970, mentre la seconda, a Roma, da il via al Centro professionale di Danza Contemporanea due anni più tardi. Si tratta quindi delle prime esperienze di formazione, fondamentali per gettare le basi di un avvio trasversale del linguaggio contemporaneo in Italia.

Un secondo e notevole momento di innovazione fu raggiunto agli inizi degli anni ’80 da Carolyn Carlson: statunitense di origine e formatasi sotto l’egidia di Alwin Nikolais, riceve l’incarico di lavorare alla Fenice di Venezia per creare il primo gruppo di ricerca di teatro-danza: viene prodotto lo spettacolo Il Cortile nel 1985 che segna dunque un primo in questa direzione. Una importante generazione di danzatori contemporanei si è formata proprio grazie alla Carlson che, non a caso, fu anche la direttrice del primo quadriennio della neonata Biennale Danza di Venezia.

Carolyn-Carlson

Oggi, il capoluogo veneto riveste un’importanza notevole nella definizione della danza contemporanea. La presenza di Virgilio Sieni, uno principali coreografi contemporanei italiani, alla direzione del quadriennio attuale, ha saputo dare corso alle importanti introduzioni dei direttori precedenti: in particolare l’istituzione, nel 1998, dell’Accademia della Danza da parte della Carlson e, nel 2008, dell’Arsenale della Danza, istituito da Ismael Ivo e, a tutt’oggi, uno dei più importanti centri di formazione di danza contemporanea in Italia.

Breve storia della danza contemporanea in Italia Aggiornato: 2015-08-08T00:49:25+02:00 da luca

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