Molti appassionati di danze popolari italiane identificano queste ultime con la pizzica o, più spesso, con la “taranta”. Purtroppo, nonostante l’interesse per il ballo, in pochi indagano fino alle origini delle ricerche antropologiche ed etnomusicologiche ad esso legate.
Cominciamo col precisare che la “taranta” non è una danza, né un ritmo musicale, e che la pizzica è soltanto una delle danze popolari del sud Italia.
Le danze popolari del centro-sud Italia si possono classificare, in base al proprio ritmo, in due gruppi:
- tarantelle o ballarelle che sono tutte le danze a ritmo ternario (3/4) come la pizzica, la tarantella del Gargano, la montemaranese, il saltarello, il ballittu siciliano, e tutte le varianti locali di tarantelle e ballarelle
- ritmi binari (4/4): l’esempio più noto è rappresentato dalle tammurriate.
La definizione “taranta” è dovuta alla combinazione di molteplici fattori: in questa sede ne consideriamo due, particolarmente efficaci nella diffusione di questa denominazione impropria.
Il primo consiste nella recente fondazione del movimento musicale di Eugenio Bennato, da lui stesso denominato “taranta power”. Con questa definizione Eugenio Bennato indica il connubio tra il movimento del folk revival italiano (sul quale ci soffermeremo nei prossimi articoli) e la globalizzazione attuale (simboleggiata dall’uso dell’inglese) intesa da Bennato come opportunità di incontro interculturale (approfondiremo tale questione negli articoli futuri). Spesso Eugenio Bennato si riferisce alla struttura coreutico-musicale-ritmica delle danze popolari dell’Italia meridionale come “taranta”.
Il secondo fattore è legato ad una diffusione superficiale delle ricerche etnomusicologiche e antropologiche riguardo alle danze e musiche popolari. L’opera che ha avuto maggior fortuna è indubbiamente La terra del rimorso dell’antropologo Ernesto De Martino. Si tratta di un saggio pubblicato nel 1959, dedicato alla ricerca condotta da Ernesto De Martino e dalla sua equipe di studiosi (per citarne alcuni tra i tanti: Clara Gallini, Diego Carpitella) in Salento (Puglia) alla fine degli anni ’50. Durante l’osservazione di lunga durata De Martino individuò l’esistenza di una struttura coreutico-musicale (la pizzica tarantata) attorno alla quale ruotava un importante sistema simbolico, terapeutico e magico-religioso. Uno degli elementi di questo complesso simbolico era la taranta, un ragno mitico (non esistente nella fauna salentina) dal morso velenoso: la struttura coreutico-musicale della pizzica tarantata veniva utilizzata per liberare e guarire le vittime (prevalentemente giovani donne) di avvelenamento.
Nei prossimi articoli ci soffermeremo ulteriormente sulla ricerca di Ernesto de Martino; per il momento vi consigliamo:
Ernesto De Martino “La terra del rimorso” 1961
Giovanni Pizza: “Il tarantismo oggi” 2015
I seguenti link rinviano alla seconda parte del documentario La terra del rimorso, realizzato dall’equipe demartiniana (la prima parte è stata recentemente ritirata dalla RAI per questioni di copyright)