Rendere credibile il personaggio, dargli connotazioni fisiche e denotazioni caratteriali ed emotive, farlo vivere sulla scena o sullo schermo come fosse reale ed esistente è per un attore l’obiettivo del suo lavoro. Ma per raggiungere questo traguardo di onestà identitaria, lo studio e l’applicazione dell’attore sul ruolo saranno contraddistinti da periodi più o meno lunghi di immedesimazione attraverso vere e proprie tecniche.
Una fra le più famose di queste tecniche utilizzate soprattutto negli USA è il metodo Meisner, dal nome di chi lo ha elaborato, Sanford Meisner, attore e insegnante di recitazione statunitense morto nel 1997 che fu tra i più apprezzati al mondo, nonostante non abbia scritto libri né propagandato la sua attività. Autorizzò comunque i suoi allievi a diffonderne l’insegnamento attraverso veri e propri corsi di recitazione e scuole. Nel 1931 partecipò alla fondazione del Group Theatre con alcuni amici attori tra cui Lee Strasberg, che avrebbe a sua volta fondato il metodo alla base dell’Actor’s Studio partendo dall’approfondimento psicologico del personaggio secondo l’intuizione di Stanislaski. Ma già nel 1941 Meisner se ne dissociò per definire la Meisner Technique.
Il metodo meisneriano parte dal presupposto che l’attore deve saper ascoltare. Così il primo esercizio fondamentale è quello della cosiddetta action-reaction o ping pong o the repetition exercize: reagendo a certi impulsi, l’attore cerca di creare il “senso del vero”. L’esercizio consiste nel disporre due attori uno di fronte all’altro e di far cominciare uno dei due col pronunciare un’affermazione che risponda al ‘vero’ sull’altro attore, magari su un particolare dell’abbigliamento. Il secondo attore ripeterà l’osservazione con le stesse parole e si andrà avanti fino a che il dialogo non ne denunci la sua assurdità. La meccanicità di questo esercizio recitativo serve, secondo Meisner, alla costruzione di un minimo di simulata realtà. Il secondo esercizio sarà una lievissima variazione del primo, con la ripetizione soggettiva di una frase , ad esempio se il primo dice “Mi sto lavando le mani”, il secondo risponderà con “Ti stai lavando le mani” e così via… Con gli altri esercizi gradualmente si inseriscono altri elementi come situazioni, personaggi, testi. Il tutto con la finalità di lavorare sull’istinto in modo che l’attore riesca poi a identificarsi a tal punto col personaggio da parlare e comportarsi come lui in qualunque situazione, diventa lui!
L’attore meisneriano non prova le scene, ma si esercita costantemente per essere in grado, una volta sul palco, di restituire la massima identificazione col personaggio improvvisandone le battute che verranno pronunciate spontaneamente, dato che l’attore è diventato il personaggio.
Per arrivare a questi livelli di bravura non basta iscriversi ad una scuola e seguire per qualche mese un corso di recitazione, ma occorrono anni e anni di studio ed esercizio ed è lo stesso metodo adottato da Martha Graham la quale affermava: “Lavoro intensamente tutti i giorni, otto ore al giorno, per essere in grado di improvvisare alla sera [sul palcoscenico]” .
Alcuni fra gli attori più famosi che utilizzano il metodo Meisner sono Jeff Bridges, James Caan, Robert Duvall, Jeff Goldblum, Paul Newman, Diane Keaton.