Tra i dipinti legati al genio di Pablo Picasso realizzati durante il periodo surrealista del suo percorso creativo ce n’è uno particolarmente interessante ispirato al mondo della danza. I tre ballerini, questo il titolo del dipinto a olio su tela, creato nel 1925 dal pittore spagnolo nato a Malaga nell’ottobre del 1881, e conservato attualmente al Tate Gallery di Londra.
Come suggerisce il titolo, la composizione presenta tre ballerini di cui il primo a destra solo parzialmente visibile. Quest’ultimo viene normalmente associato a Ramon Pichot, un compagno di Picasso morto proprio nella fase di creazione dell’opera. A sinistra invece potrebbe esserci la figura della moglie di Pichot, Germaine Gargallo, mentre al centro Carlos Casagemas, amante di Germaine. Una triste storia collega i protagonisti della composizioni, e proprio le vicissitudini esistenziali dei protagonisti, che di fatto erano amici di Picasso, spinsero l’artista a rendere su tela una rappresentazione del triangolo amoroso.
L’opera non è tra le più note del pittore più famoso tra i cubisti ma presenta già chiaramente alcuni dei caratteri stilistici che Picasso porterà a piena maturazione nelle opere successive. Tre figure umane non realistiche, colte in pose anche impossibili, filtrate dalla sensibilità di Picasso, e dalla sua visione del mondo, si ergono contro uno sfondo altrettanto “fantasioso” e surreale.
Sembrerebbe quasi un’allusione alla cosiddetta danza macabra, un tema iconografico che ricorre molto spesso nella storia dell’arte occidentale, e che rappresenta di fatto una scena di processione di morti o scheletri di varia estrazione sociale come a simboleggiare l’uguaglianza degli esseri viventi di fronte alla morte.
Nel caso di Picasso, i tre ballerini non sono altro che i tre amici del pittore, e la scena è ispirata proprio alle vicende passionali e amorose che li hanno coinvolti. L’amore può essere un sentimento tanto giocoso e felice quanto distruttivo, una danza che avvolge e può anche travolgere l’individuo.
In questo caso il tema della danza diventa un input simbolico che esprime anche dei sentimenti importanti nella vita dell’essere come la gelosia e la passione ma sembra anche che la scelta dei colori, la modalità espressiva e rappresentativa adoperata dall’autore dell’opera siano elementi che caricano l’immagine di una componente anche ironica, seppur nella sua drammaticità.
L’opera è una danza, e la vita stessa, con tutti i suoi alti e bassi, con tutte le sue sfaccettature può essere letta, interpretata e vissuta come tale.
Le relazioni amorose sono frutto di delicati equilibri, e questa chiave di lettura è supportata dall’equilibrio instabile delle figure rappresentate, tutte collegate tra loro ma in tensioni fisiche che snella realtà non possono essere espresse.
Al centro la figura femminile, con colorito roseo, e un solo occhio ben visibile ma tutt’altro che realistico, come accade per tutte le opere più note di Pablo Picasso. La realtà va trasfigurata, colta in un’essenza che è per sua natura cangiante, e varia a seconda dei punti di vista. Perché dunque non realizzarla in modalità espressive che si avvicinino alla molteplicità delle vedute di ognuno?
Così anche quest’opera diventa emblematica dello spirito di uno dei più grandi artisti del nostro tempo, che spesso si lascia ispirare al mondo degli artisti di strada, dei danzatori, del circo, dei giocolieri e ne ha reso un vivido e indimenticabile ritratto: Pablo Picasso.