Rodolfo Valentino, nato il 6 maggio 1895, è stato uno dei primi e più importanti fenomeni di massa della cultura cinematografica statunitense.
Di origine italo-americana, è diventato noto al grande pubblico grazie al ruolo ne I quattro cavalieri dell’Apocalisse. La sua carriera artistica, però, fu segnata anche in modo forte dalla danza, che fondeva volentieri al lavoro attoriale.
Nacque a Castellaneta, figlio di un veterinario italiano e da madre francese. Inizialmente fu indirizzato dal padre verso la carriera militare, ma dopo essere stato rifiutato dal Collegio Navale Morosini di Venezia, si diplomò a Genova in agraria.
Decise quasi subito di trasferirsi a Parigi, in cerca di lavoro, nel 1912, ma la vita mondana lo portò ben fuori dal percorso che aveva previsto. Si ritrovò sul lastrico e fu costretto a tornare in Italia per motivi economici.
Tuttavia fece tesoro del periodo parigino assimilando i fondamenti della danza, in particolare del tango. Arrivò quindi in Italia deciso a fare carriera come attore e ballerino e, naturalmente, gli Stati Uniti erano, a quel tempo, il punto di riferimento per realizzarlo.
Giunto a New York, lavorò come garzone e cameriere prima di diventare un ballerino in un night club. La svolta però avvenne grazie alla relazione-collaborazione con Bonnie Glass, che lo assunse per cinquanta dollari a settimana: una cifra considerevole per il tempo.
Iniziò un periodo itinerante, dove sostanzialmente si spostava sulla base degli ingaggi ricevuti, fino a quando, nel 1917, mise gli occhi su Hollywood.
Dopo una serie di comparse in film minori, riuscì ad attrarre l’attenzione dello sceneggiatore June Mathis, che lo ritenne perfetto per una parte de I Cavalieri dell’Apocalisse (1921).
La scena della sua danza su un tango, in questo film, ha letteralmente rubato i cuori di una migliaia di ragazze, oltre a passare alla storia del cinema come uno dei più grandi successi di botteghino mai registrati.
Valentino era improvvisamente diventato una star, conosciuto per lo sguardo languido ma passionale, che contribuì fortemente a determinare lo stile – e lo stereotipo – della bellezza italiana negli Stati Uniti.
Divenne un vero e proprio sex symbol e confermò il suo talento nei successivi The Sheik (1921) e Blood and Sand (1922). Dopo un periodo travagliato, segnato da ben due divorzi nel giro di tre anni, recitò la parte di un soldato russo nel film The Eagle (1925), destinato a diventare un altro classico del cinema muto. Non poteva sapere, però, che si sarebbe trattato del suo ultimo lavoro.
Fu colpito da un attacco di peritonite durante un intervento per un ulcera gastrica, e morì il 23 agosto 1926, a soli trentuno anni.