La Grecia classica è considerata un territorio di grande sperimentazione culturale, la culla per eccellenza in cui fiorirono le arti, la scultura, il teatro, e in cui si avviarono le prime riflessioni sui temi della politica, della filosofia e della medicina.
Tra tutti i linguaggi artistici che ebbero la fortuna di fiorire in questa straordinaria civiltà e di riceverne un contributo singolare vi è anche la danza. Certamente quello della danza in Grecia è un fenomeno che nella sua forma iniziale non mostra aspetti particolarmente caratterizzanti ed esclusivi, ma che mostra invece chiaramente le influenze delle culture circostanti. In effetti, la danza greca delle origini condivide un bagaglio di conoscenze e repertori con altre civiltà contemporanee.
Come si sa, però, ogni popolo conferisce la sua speciale impronta al linguaggio con cui entra in contatto, rendendolo proprio e funzionale all’interno del suo scenario di vita. E così, proprio la Grecia non poteva non offrire il suo contributo anche agli sviluppi della danza.
Questo linguaggio sembra aver rivestito una grande importanza presso quella civiltà così fiorente sotto il profilo culturale. Non abbiamo la possibilità di confrontare molti testi dell’epoca più antica, ma diversi scritti successivi come la “Dialettica per la danza” di Luchianòs, accanto a estratti di tragedie classiche e al grande bagaglio di raffigurazioni artistiche su ceramica, dimostrano che la danza fosse un elemento particolarmente importante in quel mondo.
La danza era un linguaggio che correva, per così dire, di pari passo allo sviluppo della musica e del canto, per cui queste forme si attuavano molto spesso in maniera simultanea.
Una prova tangibile dell’importanza di questo linguaggio sta inoltre nel ruolo attivo che il suo insegnamento aveva nella formazione dell’individuo: la danza veniva insegnata al pari di altre conoscenze nel percorso di istruzione dei giovani greci.
Sappiamo persino che in Grecia si danzava anche con funzione rituale prima delle battaglie e delle imprese militari, e dunque, il danzare non era un’attività prettamente femminile o solo espressione di grazia ed eleganza.
Luciano da Samosatra affermava che “La fiamma dello spirito risiede nella danza” e non si sbagliava. Persino gli Spartani, popolo militare per antonomasia, dedicava grande spazio alla danza e al ritmo. Secondo il filosofo Platone, invece, l’arte della guerra aveva numerosi punti in comune con la danza per cui, i movimenti del soldato sul campo di battaglia ispiravano una particolare tipologia di danza chiamata “danza militare”.
Ne esistevano differenti forme, e si danzava rispecchiando i movimenti di attacco e difesa in maniera ritmica. Ciò accadeva simulando un momento di guerra, con finalità educative ma non solo. Si danzava per celebrare la battaglia che ci si accingeva a combattere, ma anche per festeggiare l’eventuale vittoria ottenuta sul campo. Questa forma di danza ricorreva all’elemento fuoco ed era molto attiva e dinamica, e veniva appunto chiamata danza “pirrica”.
Un’altra tipologia di danza che veniva praticata utilizzando movimenti ripetuti è la Ginnopedia che veniva praticata anche a Sparta come danza processionale, eseguita prima dei ludi ginnici dagli efebi spartani. Si trattava di una forma di espressione a metà strada tra la ginnastica e il ballo, molto probabilmente simile alla danza pirrica che simulava le movenze del guerriero o del lottatore sempre con accompagnamento musicale.