Uno spettacolo teatrale con brani cantati non ne fa di questo un musical, né tanto meno lo è una commedia con inserti di danza. Non lo si può chiamare commedia con musiche, musical comedy o film musicale, nel caso di un lungometraggio, pur condividendo con questi alcuni elementi espressivi. La somma delle componenti (plot + musica + danza + canto) non basta a rilasciargli la patente di genere. E allora cos’è il musical? Tentare di definirlo è fare i conti con la sua genealogia e con la sua genialità.
Se volessimo azzardare un’individuazione genitoriale potremmo dire che il musical è figlio dell’operetta e del varietà o del music hall, ma da una pletora di antenati (i generi teatrali greci e romani, le rappresentazioni religiose, gli joculatores medievali, la nascita del balletto, il melodramma, l’opera buffa) e zii (commedia musicale, masque, ballad-opera, musical farces, minstrel show, burlesque, vaudeville, music hall, rivista) ha desunto alcuni caratteri.
L’operetta, inizialmente dall’indole caricaturale e di parodia, si avvicinò col passare del tempo a motivi comico-sentimentali in cui si rispecchiava la borghesia di fine Ottocento. Questo tipo di spettacolo ebbe una “golden age” francese e viennese con le creazioni di Hervè, Offenbach, Lecocq, Suppè, Johann Strauss e una “silver age” che risentì del grande successo de “La vedova allegra” di Léhar. L’operetta mette in scena un mondo spensierato e leggero, tra intrighi politico-amorosi, fiumi di champagne ed esplosioni di buffonerie, il tutto in una sfarzosa cornice scenica. Con l’operetta viene alla ribalta il tipo della “servetta” delle opere buffe del Settecento, termine che in francese si dice soubrette e che Hervé ed Offenbach utilizzarono per indicare il soprano brillante, divertente e disinibito in contrasto con il soprano lirico, più sentimentale e patetico. Dall’operetta il musical acquisisce la struttura (divisione in atti e scene; sviluppo narrativo affidato alla recitazione), il clima festoso e scintillante, l’importanza accordata alle figure brillanti accanto a quelle dei protagonisti. Se ne discosta, invece, per il complesso corale più numeroso (le girls), per scene e costumi sontuosi, per i libretti più semplici, per le musiche molto orecchiabili.
Il varietà, traduzione italiana plausibile per il vaudeville francese, è uno spettacolo che in Europa si attesta verso la fine dell’Ottocento, caratterizzato da una miscellanea di numeri (musicali, comici, drammatici, acrobatici, illusionistici, coreutici). Questo è un tratto che ha in comune con la rivista, la quale però sviluppa, seppur esile, una trama che lega le varie performances, punta sull’impatto scenografico, la grandiosità delle coreografie e la presenza di attori di richiamo. Un esempio per tutti le Follies dell’impresario statunitense Ziegfield. Il music hall, sviluppatosi in Gran Bretagna tra il XIX e XX secolo, è un loro consanguineo poiché propone elementi di arte varia, ma la particolarità è quella di essere stato un genere popolare esibito in luoghi non convenzionali, come pub e ristoranti, prima di approdare nei teatri.
Ed ecco partorito il Musical: genere vocato all’intrattenimento con lo scopo evasivo dalla contingenza, anche se agganciato all’attualità, porta avanti un intreccio semplice e godibile supportato da canzoni orecchiabili, che da sole possono decretare il successo della pièce o del film, e da numeri danzati con l’apporto sapiente di scenografie, costumi e regia elegante rivelando perciò una sincretica natura spolverata da una dose di genio. E il genio sta nella pura emozione di uno sviluppo narrativo, dacché la parola cede al passo di danza e questo al canto che contagia un movimento corale. Tutto è fluido, spontaneo, coerente, l’alchimia degli elementi elettrizza l’atmosfera e più il passaggio è inavvertito più rasenta la perfezione. Diventa naturale affidare alle arti espressive il contenuto di una sequenza narrativa, anzi il senso si sublima e si potenzia e ogni altro elemento intorno acquisisce il diritto di partecipare e di fare gruppo. Il climax del Musical sta proprio nella capacità di ricreare i connotati iperreali del sogno perché è nel sogno che tutto può accadere!