L’India è forse il Paese che, più di ogni altro, ha saputo influenzare l’Occidente con la propria cultura tradizionale. Questo processo ha origine da almeno due secoli ma è soprattutto negli ultimi cinquant’anni che vediamo sorgere un’interesse crescente nei confronti di una società in cui la spiritualità e la sensibilità estetica non hanno mai ceduto il passo alla vita moderna. In India, infatti, l’arte e la creatività costituiscono un elemento quotidiano della vita delle persone, veicolate dalla forte religiosità della popolazione.
La musica e la danza sono probabilmente i due più importanti elementi culturali di questo Paese. È molto difficile, forse impossibile, ripercorrerne brevemente i tratti perché, proprio come ogni altro aspetto dell’India, sono il frutto di un complesso insieme di sottoculture, che prolificano nutrendosi l’una dell’altra, con un approccio meravigliosamente pacifico e creativo.
È comunque evidente che il loro sviluppo ha seguito di pari passo quello della complessa spiritualità indiana: danzare è la forma di preghiera più antica che l’uomo conosca. Col passare dei secoli dunque questa caratteristica ha portato alla definizione di una grande quantità di stili, producendo un immenso patrimonio che oggi viene definito come danza classica e musica classica indiana.
È però anche riduttivo limitarsi a definire “danza” il Bharatanatyam. Si tratta infatti di una vera e propria arte dell’espressione spirituale attraverso il corpo, composta da danza, teatro drammatico e musica.
Sebbene sia stata riconfigurata ampiamente nella prima metà del Novecento, quest’arte deve le sue origini alla danza delle Devadasi, cioè quelle donne che vengono “sposate” alla divinità di un tempio. La sua patria è certamente l’India del Sud, ma oggi ha definitivamente varcato i confini nazionali ed è diventata la danza classica indiana per eccellenza.
Come molte altre arti in India, il Bharatanatyam è dunque un unicum costituito da tanti elementi, ognuno con un ruolo preciso, dove nulla viene lasciato al caso e tutto rimanda simbolicamente a qualcosa di superiore.
Questo avviene anche sul piano tecnico. Il nome della danza suggerisce infatti la presenza di tre elementi: bha, l’espressione (bhava); ra, cioè la melodia (raga); ta, il ritmo (tala).
Nel Bharatanatyam hanno un ruolo fondamentale i movimenti dei piedi (adavu) e delle mani (hastamudra), il linguaggio gestuale e le espressioni facciali. Lo spazio è poco utilizzato, i movimenti sono aggraziati e prevalgono motivi geometrici, con una chiara definizione delle velocità e delle posture. La simmetria e la ripetizione costituiscono la caratteristica principale di questa danza ipnotica. Un programma Bharatanatyam può durare anche più di un’ora e richiede quindi una preparazione fisica notevole.
Il fine di quest’arte è totalmente votato alla narrazione ad al simbolismo. Attraverso i suoi movimenti, il corpo del ballerino riesce a esprimere una grande varietà di sentimenti, interpretando e raccontando avvenimenti sacri, mitici o leggendari. Ciò avviene grazie alle bellissime posture assunte di volta in volta, che richiamano simbolicamente avvenimenti o emozioni diverse: la preghiera, l’innamoramento, la paura, il coraggio, la compassione, la rabbia e la pace.