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Contact Improvisation, contatto fisico e libertà d’improvvisazione

Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di un particolare stile di danza, il contact, che viene sempre associato ad egli eventi specifici chiamati jams. Non tutti però capiscono subito di cosa si tratta.

Il nome corretto di questa danza è infatti Contact Improvisation. Nonostante stia effettivamente prendendo piede in Italia solo da qualche anno, ha una storia che affonda le proprie origine nelle ricerche post-moderne degli anni Settanta, in particolare negli Stati Uniti. Come suggerisce il termine, si tratta di una danza basata su due punti cardine: il contatto fisico fra i danzatori e la libertà d’improvvisazione dei movimenti.

La nascita del Contact è infatti da attribuirsi ad un coreografo statunitense, Steve Paxton, già allievo di Merce Cunningham, che ricercava nelle costrizioni dettate da determinati principi fisici (gravità, momento, frizione, inerzia) un’occasione di analisi delle relazioni corporali fra i danzatori. Paxton arrivò ad elaborare un sistema di movimenti straordinariamente semplice – basato sulla convinzione che anche chiunque, anche senza preparazione, potesse contribuire all’arte della danza – che richiedeva la presenza di almeno due corpi in interazione reciproca.

Una sessione di prova o di studio di Contact, invece, prende il nome di jam, ed è così che normalmente ci si riferisce agli eventi che non costituiscono una performance ufficiale.

L’interazione dei corpi, che va a costituire la struttura vera e propria dell’improvvisazione, nasce da un primo semplice contatto fra qualsiasi punto del corpo dei due danzatori. A partire dall’ascolto di questo contatto si sviluppa poi una continua ridistribuzione di pesi e forze fra i due, con movimenti che possono amplificarsi o ridursi senza mai contrastare i principi fisici fondamentali di cui abbiamo parlato. La bellezza e la fortuna di questa forma di danza sta proprio in questo tocco iniziale: chiunque può prendere fare Contact Improvisation perché la varietà dei movimenti a disposizione dei danzatori dipende dallo scambio reciproco di questo necessario contatto preliminare.

C’è addirittura chi ha trovato nel Contact una forma di terapia, come Bonnie Bainbridge Cohen, secondo cui “l’esperienza del tocco e quella del movimento sono fondamentali per riuscire a scoprire chi siamo, che è l’altro da noi e come possiamo riuscire a stare insieme in questa danza che è la vita”.

Dedicarsi al Contact Improvisation significa dedicarsi ad una danza che onora ogni singolo momento, grazie ad un ascolto profondo non solo di noi stessi ma anche e soprattutto degli altri. Un modo per calmare la mente e il corpo, costruire accettazione reciproca ed imparare assieme a produrre un movimento unico ed armonico.

Contact Improvisation, contatto fisico e libertà d’improvvisazione Aggiornato: 2020-12-05T11:41:41+01:00 da luca

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